Regalo titoli alternativi contro rosè, vini per mamme multitasking e praline femminili
Avevo iniziato a scrivere un’altra newsletter, poi il destino mi ha portato qui. Anzi meglio dire che è stata la festa della mamma
In occasione delle feste delle donne e delle mamme le caselle email di noi giornalisti sono invase di comunicati stampa e di consigli non richiesti per essere una donna/madre/moglie migliore - tutti con preghiera di pubblicazione. Al centesimo, mi si è rivelata una narrazione legata ai ruoli della donna che forse dovremmo smetterla di perpetrare.
Io sono Margo, sono una donna, non sono una madre e non sono cristiana, ma questo non è momsplaining. Qui non c’entra chi sei, che ruoli hai o in che cosa ti identifichi, ma c’entra il messaggio che magari inavvertitamente diffondiamo. Noi, operatori a vario titolo dell’informazioni, noi, persone e comuni cittadini.
Vino e donne.
Ricette da cucinare, regali da fare, vini rosè da bere, sconti speciali per prodotti senza alcuna attinenza con il tema… tutto regolare, o meglio così regolare che mi rendo conto c’ho fatto il callo. Poi arriva il capolavoro, in cui quattro vini vengono abbinati ad altrettante buyer personas di mamme ideali. Perché la scelta del vino è fondamentale per celebrare la mamma, cito. Ovvio.
Vino tendenzialmente rosè e donne/mogli/madri è un binomio ricorrente, politicamente corretto o comunque socialmente accettato nei titoli di molti articolo di lifestyle, tutto ok diciamo finché il vino non lo usi per “stordine la preda” o “per darti un tono”.
Torniamo al comunicato. La mamma raffinata A mi fa venire in mente solo Linda Grey in Dallas: per vent’anni ha interpretato Sue Ellen, recitando ogni scena sempre con un bicchiere in mano, ma vabbè.
La dolce “segue i figli nelle loro giornate, dalla scuola ai momenti dedicati allo sport. È un punto di riferimento in tutto e per tutto”, e qui capisco che il mio ideale di dolcezza è un’altro, ma proseguo. La decisa lo è invece in tutto perché “è uno stile di vita che tiene anche nell’educazione dei figli”. È la festa della mamma, penso, normale che si parli di figli - anche se poi è la festa delle mamme, mica dei figli, ma penso troppo. Tre profili brevi, poche righe, poi allo sproloquio sulla mamma multitasking ho preso in mano il telefono per farmi un video e postarlo su IG. Non ho resistito.
La mamma multitasking
“La Mamma Multitasking si destreggia in mille occupazioni: cura la famiglia, cresce i figli, lavora, va in palestra, vede le amiche. Per lei le giornate non finiscono mai e le “sole” 24 ore non risultano spesso sufficienti per svolgere la mole di compiti che a lei fanno capo. È una grande organizzatrice; ama pianificare e programmare, studiando spesso piani B per non farsi trovare impreparata davanti a un inconveniente. È energia allo stato puro e trova la carica proprio nella passione che ripone a svolgere ogni cosa che è chiamata a fare. È un’entusiasta per definizione e affronta ogni giornata con il sorriso perché cosi facendo si è già a metà dell’opera. Tra una presentazione in ufficio, un colloquio a scuola, una lezione di crossfit e un tè con le amiche, c’è sicuramente anche il tempo per brindare alla Mamma Multitasking con un ottimo Rosso” etc etc
Non è un j’accuse contro nessuno, sicuramente non contro chi ha scritto sta cosa, credo inconsapevolmente, o chi si riconosce nel quadretto. Ci leggo la forza, l’amore, l’intelligenza ma purtroppo anche il dovere di sobbarcarsi con abnegazione tutti i compiti sulle proprie spalle “perché a lei fanno capo”. Non credo proprio, anche se le statistiche dicono che finisce molto spesso per essere così, ancora oggi. Siamo immersi in questa cultura, in cui o fai la stay-at-home-girlfriend a Dubai, sei una anti-feminist della Bible Belt americana, oppure fai Wonder woman. E fare tutto, in famiglia, parlando di figli, esprime in quelle righe un’idea di donna positivo. Vincente lei finché regge, perdente evidentemente il contesto in cui si trova.
Non sono una madre eppure mi viene l’ansia e mi fa pensare che il “faccio tutto io” come concetto non può essere un valore sociale per definizione, al massimo è una condizione se non una costrizione. Ora, possiamo farci polemica, magari additare chi ha scritto il comunicato per sentirci migliori, o pensare al motivo per cui ce li mandano i comunicati così: per lavoro. Anche il nostro.
Pensati pralina, multitasking
Di comunicato ne è arrivato anche un altro, che mi ha condiviso una collega (probabilmente molto più oberata di me di comunicati simili, e di multitasking). Lo cito in parte perché non importa di che cosa si parli o chi lo abbia scritto. Il tema su cui riflettere sono le scelte editoriali DOPO.
“I XXX riassumono quello che ogni mamma dimostra abitualmente a un figlio: fermezza nelle regole educative (la consistenza del croccante guscio di zucchero bianco), la comprensione affettuosa (lo sciogliersi del cioccolato fondente) e, infine, il morbido abbraccio d’amore”. Pensati pralina, ma comunque multitasking. Da 4 donne-tipo a tutte le buyers personas di prima in una. Fini streteghi, avranno pensato: va bene per tutte! Avrei a questo punto esteso ai “mammi”, per mettere la ciliegina sulla torta.
Tutto è “di design”, soprattutto la lingua che usiamo. L’episodio 4 di MORSI
Gli altri siamo noi
Perchè qualcuno li scrive? Perchè ce li mandano? Perché qualcuno li pubblica, e quel qualcuno siamo noi. Gli altri siamo noi, siamo sempre noi (e probabilmente ci sono caduta pure io in anni di onorato servizio). Basta digitare “vini rosè festa della mamma” su Google: è uno scroll infinito e i luoghi comuni abbondano. Esattamente come se si cercano i regali per la festa del papà: la lista delle idee regalo li dipinge come avvinazzati dediti ai superalcolici, e/o al crossfit, appassionati di bricolage domestico, macchinine e barbe hypster in un tripudio di stereotipi del maschio alfa. A lei il vino rosè e il ferro da stiro, a lui il tagliaerba. Barbie e Ken.
“La nostra società è molto più avanti della politica” aveva detto Alessandro Zan (il promotore della legge contro omotransfobia, misoginia etc) e forse i nostri lettori sono più avanti di quello che li propiniamo. O forse, vorrebbero esserlo - e qui torniamo al tema di Materia Prima dell’estate scorsa o al primo episodio del podcast MORSI sull’invenzione dei food trend.
Qui non serve essere eroi, “attivisti”, come mi auto proclamo (per scherzo) su IG e dire basta a gran voce al sistema patriarcale. Qui credo basti decidere di fare altro, anche perché: ma veramente qualcuno vorrà sapere 5 vini da regalare alla festa della mamma? Ma davvero? Qualcuno sì, forse, ma scommetto che piacerebbe di più il titolo “5 vini che piaceranno, a chi ama il Gewurtztraminer”. Titolo ugualmente velatamente sessista, ma almeno con un minimo di reale utilità. Quasi giornalismo di servizio a confronto.
Di titoli e parole
Su come si fanno, o non si fanno i titolo, invito a leggere Commestibile di Roberta Abate (una che io titoli li ha sempre fatti benissimo, ma ha sempre fatto fare anche benissimo quello che c’era scritto sotto) e un episodio del podcast di Vera Gheno, sociolinguistica, per nulla grammar nazi, che mi ha fatto ragionare molto sul come scriviamo (e quindi pensiamo) le cose. Consiglio entrambi a tutti.
Obiezione 1
Ma alle donne il vino rosè piace più che agli uomini.
Probabilmente è vero, diciamo verosimile. Ma perché amare il vino rosè dovrebbe portare con sé un certo tratto della personalità? Se bevo bolle allora ho una personalità effervescente? Se ti piacciono i fiori allora? Per favore…
Obiezione 2
Che pesante, stiamo parlando solo di vini e di praline!
No, purtroppo, e chi mi conosce sa che non parlo mai di questioni femminili legate al mondo del lavoro, soprattutto con chi pensa che basta intervistare una chef donna per essere a posto così. Preferirei parlarne con la Fornero, per dire. Ma qui non parliamo di vini o di cucina, parliamo di come dipingiamo la nostra società.
Obiezione 3
Non si può più dire nulla!
Ecco, se potete dissentire con me, è perché siamo in un paese libero. Che evolve, che matura nuove sensibilità, diritti, saperi, linguaggi, valori condivisi. Magari da altri, chiamiamoli i giovani d’oggi, quelli delle great resignation, del quiet quitting e dei titolo dei giornali.
Obiezione 4 (la mia)
Parliamo di mamme che non esistono quasi più.
Per chi non legge solo di rosè e vive nel 2024, i titoli degli ultimi giorni sono questi. Altro che dolcezze, coccole e abnegazione. La società è già oltre i titoli.
- Generazione senza figli. Tra le coppie no kids, una su due lo è per scelta: “I soldi non c’entrano”.
- “Desiderio di vivere una vita libera da impegni genitoriali, concentrandosi sui propri progetti e passioni”.
- Millennials, il 25% non avrà figli.
Mi sa che è meglio cominciare a fare articoli per loro: 9 rosè per donne senza figli. Se esistono i rosè per mamme allora vale tutto.
Regalo titoli alternativi
Per cominciare a fare titoli diversi, e a dare messaggi diversi, servono selezioni di vini diverse? Regalo titoli a titolo di esempio :
6 vini che piaceranno a chiunque avrai a cena;
10 bottiglie sotto i 10€ ( e i 13°) perfette per il brunch;
5 bottiglie con 5 belle storie da raccontare mentre le bevi;
9 vini che puoi comprare al supermercato e che non ti faranno sfigurare ad una cena.
8 alternative per chi ama il Gewurztraminer.
Buona festa della mamma a tutte e tutti.
8 alternative per chi ama il Gewurztraminer. > che secondo me farebbe anche un sacco di clic