Episodio 7 | Pesci che muoiono in silenzio, McDesign, panini di magro e Asmara
Un solo episodio di Materia Prima in cui inanello vegani e vegetariani, fast-food, caccia e critica gastronomica. E senza voler fare polemica
I pesci sentono dolore?
Se lo chiedono su Bon Appètit e me lo sono sempre chiesta anche io. O meglio, lo vorrei chiedere (e a volte l’ho chiesto ad alta voce, al secondo bicchiere) quando mi capita di trovarmi davanti un “vegetariano” che mangia il pesce. Non riesco a capire, maiali e polli no, ma pesci sì? Perché? Poveri pesci. Il pesce allevato viene almeno sottoposto a stordimento, quello selvaggio che tanto ci piace, muore soffocato. Muore in silenzio, ma credo soffrendo. Non è neanche una risorsa inesauribile, quindi proprio non capisco perché lui sia sacrificabile, ma un coniglio invece no. A tema dolore, qui hanno esaminato le diverse scuole di pensiero, e la risposta pare essere ovvia: sì.
Le ostriche sono vegane?
Anni fa avevo letto un articolo che spiegava perché c’erano vegani (vegani!) che però mangiavano le ostriche. Ho trovato il dibattito sul sistema nervoso del mitile in questo pezzo sul the Guardian di qualche anno fa.
4 pesci e la caccia
Anni fa mentre andavo in Norvegia in un viaggio stampa alla scoperta degli allevamenti dei salmoni, mi ero letta Four Fish, sui quattro pesci che dominano i nostri menù - salmone, branzino, merluzzo e tonno. Solo tre decenni fa, quasi tutto il pesce che mangiavamo era selvatico. Non possiamo più permettercelo.
Sempre a tema selvatico sì/selvatico no, avevo scritto questo articolo parlando di caccia: il dilemma dell’onnivoro. Qui per esteso la mia riflessione sul fatto che selvatico sia una bella parola se cogliamo fiori, foglie, bacche, se peschiamo del pesce ma se cacciamo un daino… allora no.
In Francia voglio andare a mangiare da McDonald
In Francia lanciano i piatti e i bicchieri riutilizzabili, di super design, perché hanno bannato l’usa e getta. Anche grazie ad un Tweet di Macron sono diventati un oggetto da collezione. Ma il Financial Times si interroga sulla sua effettiva utilità per l’ambiente. Resta il fatto che sono bellissimi, pare che siano stati instagrammati durante la Paris Fashion Week, e secondo me lo vedremo su Emily in Paris stagione 4. Fanno anche le patatine tricolori.
Panini al pesce, e giorni di magro
Sempre a proposito di fast food, ma chi ha mai ordinato davvero il Fish burger? Loro. Perchè il filet-O-fish ha una storia lunga , che sembra quella del baccalà in Italia, qualche secolo dopo. Ne avevo scritto qui su La Cucina Italiana.
“Ciò che non hai mai visto lo trovi dove non sei mai stato”.
È un proverbio africano, che ho imparato e che mi piace molto, grazie ad un delivery, Io non sono stata in Africa, ma qualche sera fa mi hanno fatto provare la cucina pana-africana del ristorante Marcel Boum a Milano, una cucina effettivamente sconosciuta in città, a parte forse lo ziginì della comunità eritrea. Mentre mangiavo, come spesso faccio, ho la brutta abitudine di restare attaccata al Mac e cercavo risposte a quello che stavo masticando. Di cucina africana so poco, ma perché non so nulla manco di quella della comunità eritrea? cioè della cucina di una parte di cittadinanza milanese, della storia stessa di Milano. Ho trovato e ho guardato un video. Vi consiglio di fare lo stesso - magari con uno yassa in mano.
I critici gastronomici resteranno disoccupati
In questa intervista a Raspelli che si definisce “il primo in Italia e terzo nel mondo ho fondato la critica gastronomica”, il giornalista parla della crisi della critica gastronomica tradizionale e dell’avvento dei “nuovi” media come social e blog. La cosa che stupisce me è che sono in tanti oggi quelli che sognano di fare i critici gastronomici, pensando che “criticare” significhi giudicare, facendo like o pollice verso. In realtà fare “critica” significa prima di tutto interpretare - e quindi avere conoscenza, cultura ed esperienza che vanno bene aldilà di saper dire “mi è piaciuto” oppure “scotto”, e lo spiego spesso ai corsi di formazione (in cui non insegno certo a fare i critici). Detto questo Raspelli fa una bella riflessione sul fare il “cronista” della cucina, andando a mangiare un po’ ovunque. E sottoscrivo.
Qui invece la definizione di criticare per la Treccani.
La domanda da fare sempre al ristorante
Su Eater il loro life coach non ti insegna a meditare ma ad ordinare al ristorante, chiedendo: che cosa dovrei ordinare? Per sfatare il mito che facendolo ti propineranno le polpette o gli avanzi di ieri. Sempre a proposito di parole e del loro significato: ordinare .
Il sassolino nella scarpa
Lo studio PR di Roberta Antonioli lancia il suo podcast sul mondo della ristorazione.
Newsletter belle e dove trovarle
Sulla newsletter Ellissi profetizzano a fine del traffico generato dai motori di ricerca e un cambio radicale del meccanismo di generazione di lettori (e di introiti) dell’editoria. Investire in qualità potrebbe finire per essere almeno una delle risposte.
Su La Colazione dei Campioni ho letto molte cose interessanti, anche perché si dovrebbero avere almeno due carriere.